Tutto bene (madama la marchesa)

Che niente sarebbe stato più come prima io l’ho saputo dal primo istante.
“Vedrai, presto sarà tutto un ricordo”, “Tranquilla tornerà tutto a posto” “Tornerai come nuova” “Sarai più bella di prima”… ne ho sentite tante ma io sapevo che nulla sarebbe stato più come prima. Era forse questa la mia paura più grande, questo pensiero mi terrorizzava e mi bloccava, non riuscivo a guardare oltre. Ora ne sorrido. Niente è più come prima, è vero, ma questo non è necessariamente un male. Sono cambiata così tanto che non potrei vivere come prima. L’ho voluto io a un certo punto questo cambiamento. Quando ho capito che stavo precipitando in un tunnel ho chiesto aiuto. Prima a Tina Festa e da lì è nato il bando Una cartolina per Mella e questo blog. Poi a una psicoterapeuta molto brava che mi ha guidato e mi sta guidando alla riscoperta di me stessa. E tanto ho deciso di riprendere in mano la mia vita che sto prendendo lezioni di guida. Ma questa è un’altra storia.
Ci sono cose che continuo ad accettare con difficoltà. Soprattutto i cambiamenti fisici, tutti quei piccoli grandi fastidi che la chemio prima, l’antitumorale poi mi hanno procurato. Certi giorni mi sento invecchiata, non mi riconosco. Le notti sono momenti difficili da 2 anni a questa parte. Se mi guardo allo specchio poi… che dire, quella non sono io. La visione che ho avuto su di me quando mi hanno detto “mastectomia” è stata fin troppo precisa. Non credo che si possa immaginare la devastazione che questo provoca. Un qualcosa che tocca anima e corpo, la femminilità intaccata irrimediabilmente. Tutto il resto è contorno. Cambia il tuo profilo ma non è un fatto puramente estetico, va molto più in profondità.
Naturalmente immagino che se dal punto di vista estetico fossi soddisfatta vedrei le cose sotto una luce diversa. Purtroppo non è così perché sono capitata in mani sbagliate, mani superficiali, mani scostanti. E hanno sbagliato l’intervento, senza avere nemmeno il coraggio di ammetterlo. Tanto per loro fare un ritocchino qui e un ritocchino lì è una bazzeccola… per chi sta sotto i ferri, significa anestesia, significa paura, significa sofferenza. Ma i chirurghi dalle mani d’oro – così li chiamo io in ricordo di un libro che ho letto da ragazzina e che mi aveva molto impressionato L’errore del chirurgo dalle mani d’oro di Henry Denker – non si interessano di questi “particolari”, troppo presi dal loro ego. Ho sbagliato io a non ascoltare il mio istinto ma loro sono imperdonabili eppure fino all’ultimo hanno continuato a sostenere che andava tutto bene e che l’intervento era riuscito. E così mi ritrovo con un profilo ancora diverso da quello a cui mi ero ormai abituata e con la prospettiva di un nuovo intervento, forse due, per riparare al danno fatto. Se potessi tornare indietro non metterei l’espansore dopo la mastectomia (quanta sofferenza risparmiata) e non farei la ricostruzione. Imparerei ad accettarmi nella mia mutilazione,che tale è e tale rimane almeno come percezione anche dopo la ricostruzione. Farei della debolezza un punto di forza. Starei meglio con me stessa. Ma indietro non si può tornare e mi tocca combattere per conquistare un profilo che mi faccia sentire bene. Nel frattempo sorrido, mi riapproprio di piccole cose, lascio correre le maldicenze, cammino a testa alta.

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