Il potere della bellezza (e il suo contrario)

Ed eccomi a raccontare – e a vivere – una nuova avventura. Ho iniziato da qualche giorno la radioterapia e per il momento mi sembra che tutto proceda bene. Il reparto di radioterapia dell’ospedale di Brindisi è pazzesco. Sembra di stare in una clinica svizzera (o meglio così mi immaginerei una clinica svizzera). È un reparto di eccellenza e sono orgogliosa che si trovi nella mia Puglia. Tutto è pensato per fare sentire bene il paziente. Parlo degli spazi ma anche del personale, infermieri e medici. L’atmosfera è molto rilassata e non sembra (quasi) di stare in ospedale. Anche l’organizzazione è svizzera! A cominciare dal parcheggio riservato per i pazienti (e nessuno che ti chieda un “contributo” come è di prassi in tutti gli ospedali di Bari). Quando arrivi strisci il tuo tesserino sanitario e il sistema ti registra, sa che ci sei e quando arriva il tuo turno ti chiamano, senza l’ansia provocata dall’accaparraggio delle attenzioni dell’infermiere o dell’incaricato di turno. Un sistema semplicissimo. Il tesserino sanitario ce l’hanno tutti, perché non sfruttarlo per migliorare un servizio? La sala d’aspetto è piccola e accogliente, con una gigantografia del bellissimo porto di Brindisi e un acquario che però in questi giorni è imballato (poco male, gli acquari mi intristiscono). Al centro campeggia uno schermo Tv sempre acceso e questa è a mio parere l’unica pecca. Grave. Si cerca di infondere bellezza con gli arredi, con i quadri, le foto, i colori e poi si permette alla bruttezza, all’osceno di riassalirci. Mi sembra una vanificazione di tutti gli sforzi fatti nell’altra direzione. Ma dico io, spegnetela o mandate in onda solo documentari, mettete qualche rivista in più, qualche libro… e invece mi tocca subire quelle trasmissioni che colonizzano le menti di casalinghe e/o pensionati tutte le mattine e i pomeriggi. Davvero terribili. Ed è per me terribile rendermi conto di come hanno distrutto le menti di chi doveva rappresentare il nostro patrimonio di saggezza. È terribile vedere come si fa disinformazione assurgendo ogni chiacchiera da bar a notizia, di come si scambia la leggerezza per stupidità, di come tutto venga annacquato in un cocktail di comparsate, consigli disparati, ammiccamenti, arrabbiature da giustizialisti della prima ora. Vabbè sto divagando ma per me che non sono abituata a queste trasmissioni l’osceno salta subito all’occhio, poi magari mi assuefarei anche io. Anzi sono convinta che dopo una settimana di questo trattamento comincerebbe a sembrarmi tutto accettabile. Ma io resisto e faccio il mio Caviardage cercando di tapparmi le orecchie. Per fortuna comunque l’attesa dura poco, niente a che vedere con le ore passate in attesa della chemioterapia. E credo che scriverò questa cosa sull’agenda messa a disposizione dei pazienti per consigli e suggerimenti.
Altre cose degne di nota. La saletta della dottoressa arredata in giallo e blu, il quadro che ti accoglie quando entri nella sala delle terapia, rappresenta una spiaggia, con dei fichi d’india in primo piano da un lato e dall’altro i 4 libri sacri, più Siddharta. E poi c’è la magnifica vetrata che sovrasta la macchina per la radioterapia. Il primo giorno è stata dura rimanere nella stessa posizione e con le braccia alzate per un’ora e se non ci fosse stata la vetrata forse non avrei resistito. È una vetrata colorata, giallo, verde, azzurro, su cui si affacciano rami in fiore e foglie. Il primo giorno, mentre intorno a me le dottoresse facevano calcoli su calcoli (veniva fuori sempre 100 e invece doveva essere 98, ma non ci ho capito niente), mi sono concentrata tutta nello sforzo di capire se quei fiori fossero veri. Mi sembrava si muovessero seppure impercettibilmente ma era una illusione ottica, o un desiderio, perché quando dopo hanno acceso le luci è stato chiaro che i fiori sono finti, cioè sono dipinti, credo, o sono delle foto, non mi è ancora chiaro ma l’effetto è stupefacente. La bellezza rilassa e calma la mente. Ce ne fosse di più, in tutti gli ospedali ci sarebbe più serenità.