Senza parole

Sono senza parole davanti a questo regalo di Raffaella Resnati che ha utilizzato le parole del mio blog facendone un meraviglioso cut-up che parla di me ma anche di lei. Questa amicizia la considero uno dei regali più preziosi di questo 2017.

L’ultima chemio

Ieri ho finito il ciclo di chemioterapia iniziato, lo ricordo bene, il 31 maggio. Sette mesi dopo – che mi sono sembrati lunghissimi eppure sono volati -mi ritrovo a scrivere la parola fine. Confesso però che non ho quella sensazione di felicità assoluta che mi potevo immaginare. È una felicità cauta. Un po’ perché so bene che non si tratta del punto di arrivo finale ma di una tappa intermedia anche se mi sono tolta davanti una bella fetta di strada. Decisamente.

Ma c’è anche un po’ di melanconia mista a timore. Lascio comunque un luogo e delle persone che sono state la mia casa in questi mesi. Mi mancherà molto il dottor Antonio Cusmai, il mio oncologo, presenza rassicurante della mia settimana oncologica. Splendida persona. Mi mancheranno le infermiere ruspanti del San Paolo, persino quella pessimista e brontolona. Mi mancheranno i volti che ero abituata a vedere nella sala d’attesa, non sempre gli stessi eppure sempre uguali. Mi mancherà la mia compagna di chemio, Mariangela. Ci si lega molto quando si attraversano i corridoi del dolore. Basta solo sapere che ci sarà un volto amico e sempre sorridente, una persona che ti capisce perché vive ciò che vivi tu, e quella lunga giornata in ospedale diventa più leggera. Ed eccoci come due scolarette a occupare i posti per stare vicine! Non mi mancherà il picc, che ieri è stato amorevolmente tolto dal mio oncologo tuttofare, eppure mi ero abituata anche a quella presenza scomoda sul mio braccio, non l’ho mai odiato perché sapevo la competenza e l’amore con cui era stato inserito da un altro fantastico dottore che è il mio amico d’infanzia Felice Spaccavento. mi mancherò trovare mia madre e la casa profumata al rientro dall’ospedale. Mi mancherà persino la routine del lunedì mattina, il prelievo, nel solito laboratorio. Mi seguono da maggio e nelle ultime settimane mi sedevo, porgevo il braccio e dicevo “il solito, dottò”, come fossi al bar. Recentemente l’husband mi ha detto che io “faccio casa” dappertutto, la mia psicoterapeuta lo ha chiamato “bisogno di struttura”. Hanno ragione entrambi. In ogni luogo in cui vado cerco di crearmi una casa perché ho bisogno di circondarmi di persone fidate e di darmi una struttura, ho bisogno di certezze. Tutto ciò che è nuovo mi spaventa e mi blocca. Ed è anche per questo che ho il timore di quello che mi aspetta dopo. In questi mesi tutta la settimana e tutta la mia vita ruotava intorno alla chemio. Alle cose da fare prima e dopo, alle cose che non potevo fare perché troppo debole. Quella era la mia struttura.

Entrerò in un’altra routine e mi ci abituerò. A gennaio inizio la radioterapia, si tratterà di andare ogni giorno a Brindisi e anche questo condizionerà le mie settimane e darà struttura alla mia vita. So che proverò a fare casa anche in quella situazione ma per il momento vivo questo tempo sospeso con un po’ di ansia.