Effetti collaterali

Gli effetti collaterali della chemioterapia – ma io direi della malattia o meglio ancora della cura per la malattia che comprende anche la terapia ormonale – sono tantissimi. Sono come tante piccole pietre che ogni giorno, ad ogni nuovo ciclo di infusione, aumentano di peso e rendono il cammino a poco a poco più lento e faticoso. Tutti si spaventano della perdita dei capelli che è invece l’effetto che nuoce meno. Certo l’immagine conta ma si può ovviare molto facilmente cosa che non si può dire di tutto il resto. Della pesantezza delle gambe, dello stato confusionale, della memoria labile, della vista affaticata, della perdita della concentrazione, della fatica di leggere. E ancora dell’impossibilità di portare pesi e fare movimenti bruschi (qui c’entra l’intervento e il picc), del gelo nelle ossa, dei dolori ai denti e alle gengive, dell’ipersensibilità generale (ai rumori, agli odori, alla luce). E ancora delle notti insonni e dei bagni di sudore. Della perdita del gusto e dell’appetito. E poi ci sono gli aspetti psicologici, il sentirsi improvvisamente gli anni addosso, molti più di quelli che hai, il sentirsi inutili, di peso, il timore di guardarsi allo specchio e non riconoscersi, il terrore al pèensiero che potrebbe non finire qui… Potrei scrivere un libro… ma non servirebbe a nulla, anche perché variano da persona a persona.  E poi se dovessi stare a soffermarmi su ciascuno di questi effetti non sarei più la persona sorridente che tutti vedono.

Ci sono anche altri effetti collaterali e mi soffermo più volentieri su questi. Le amicizie che si rinsaldano per esempio. Ho ritrovato persone che la vita allontanato ma ho anche fatto una bella scremature tra le amicizie. L’aver trovato il coraggio di andare in analisi e di provare a sciogliere alcuni nodi che la malattia ha solo portato a galla. Il tempo ritrovato, tanto che mi chiedo come farò a riprendere la vita normale… anzi direi “anormale” perché la vita che conduciamo tutti è contro natura.
Il tempo con l’husband, con mia madre, le sorelle. L’essermi permessa di accogliere un nuovo gatto (una benedizione!). Il tempo che sto dedicando alla poesia tanto che mi trovo con una raccolta già pronta per la stampa (editore cercasi) e tanti progetti. Il tempo per diffondere la poesia tramite il Metodo Caviardage che mi permette di incontrare persone e di essere ancora “insegnante”. Recentemente mi hanno invitato come autrice alla Scuola media Volta di Monopoli ed è stato molto bello ritrovarmi tra gli alunni. La possibilità che ho avuto di tenere un piccolo laboratorio al San Paolo, nella sala d’attesa del reparto oncologico, il “mio” reparto. Grazie a Francesco Minervini e a Vito Lacirignola della Stilo e al prof. Marzano, primario di Oncologia che hanno accolto l’idea con entusiasmo.
Una esperienza molto intensa, a cui non mi sentivo pronta, ma che grazie al sostegno dietro le quinte di Tina Festa e di Anna d’Attolico che ha condiviso con me il momento sono riuscita a vivere al meglio. È stato bello vedere la risposta dei pazienti, che mi aspettavo più tiepida, invece in tanti si sono messi in gioco e ho visto in molti occhi quella luce magica che si accende quando fai qualcosa che ti coinvolge. C’è bisogno di poesia, c’è bisogno di bellezza. È proprio vero. Sarebbe bello se in ogni reparto oncologico ci fosse uno spazio di bellezza, un luogo in cui i pazienti e i loro parenti (che sono ancora più pazienti) potessero incontrarsi per fare arteterapia, caviardage, poesia ma anche altre esperienze che li aiutino a tirar fuori quello che hanno dentro e a creare qualcosa di bello. Qualcosa che faccia dire loro “ecco questa/o sono io e ho ancora la bellezza dentro”.

Considero tutte queste cose che mi accadono come effetti collaterali della malattia e questo mi permette di non far pendere il piatto della bilancia tutto da un lato. Cercare di vedere gli aspetti positivi del male non lo cancella ma lo rende più sopportabile.

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