Su una barca senza comando
Cinquant’anni su una barca
senza comando…
ma poi uno spiraglio di luce.
è la vita.
Anna D’Attolico
Cinquant’anni su una barca
senza comando…
ma poi uno spiraglio di luce.
è la vita.
Anna D’Attolico
Non temere il fuoco
il gelo e la notte.
Per darti forza
contro le paure
io sarò
al tuo fianco
e vinceremo.
Claudia Carrassi
We walk
by faith
not by sight
Luca Girolimetto
Quando ho parlato ai miei alunni di terza media di quello che mi stava succedendo e di quello che mi sarebbe successo loro mi hanno chiesto (quante domande mi hanno fatto!) se dovessi fare la chemioterapia, alla mia risposta affermativa alcuni hanno iniziato a piangere perché nel loro immaginario è qualcosa di terribile “qualcosa che, prof, ti distrugge”. Ed ora eccoci qui a un giorno dal primo ciclo della cosiddetta chemio rossa a raccontare come è andata.
Tutto si è svolto molto semplicemente e tutto sommato rapidamente. Uno sguardo agli ultimi esami, la prescrizione di un farmaco antiemetico da prendere nella farmacia dell’ospedale e poi sono entrata in una stanza con 6 poltrone, una sola vuota e lì mi sono seduta io, tra una anziana contadina e una ragazza con i capelli rasati e un tatuaggio sul collo. L’infermiera mi ha infilato l’ago ed è partita la soluzione fisiologica, questa prima fase è durata un po’ perché bisognava comunque attendere che passasse un’ora dall’assunzione dell’antiemetico. Il tempo è passato velocemente tra le chiacchiere delle pazienti più anziane e il tentativo di leggere il libro che mi ero portata. Mi sono anche scattata dei selfie che ho inviato all’husband in attesa fuori e alle sisters in attesa a casa. E alle 10.30 ecco che l’infermiera si presenta con questo siringone da film di Pierino. Mi inietta prima una sostanza trasparente e poi una rosso Campari, ecco spiegato il nome dato a questo tipo di chemio. In effetti è un cocktail però di medicinali a base di epirubicina ciclofosfamide. Dieci minuti ed è finito tutto. Il tempo di salutare il dottore ed ero fuori. Mi sentivo bene, solo non sopportavo di stare al sole. La prossima volta mi porterò il cappello.
Ieri e oggi mi sento come se fossi su una barca che balla sull’oceano e con postumi di una sbornia: nausea e pressione bassa, un senso di metallo nella gola e un po’ di stanchezza nelle gambe. Però non mi ha distrutto… vorrei dirlo ai miei carissimi alunni che niente ti distrugge se tu non glielo consenti.
Piangere, ridere,
scoprire il ricordo di vivere,
il tuo corpo sarà
Amore e Gioia!
Sandra Cavallo