Cultura ed emozioni

Raccontare la mia idea di scuola iniziando dalla fine. Forse è l’unico modo. “Avrei tante cose da dire ma a volte le parole non bastano… Posso soltanto dirle che per noi è stata quanto di più bello potesse capitare ad una classe di adolescenti, col suo metodo è riuscita ad amalgamare perfettamente cultura ed emozioni. Un valido modo per esserle grate non penso esista se non nei nostri cuori.”
È il messaggio che mi ha inviato la mamma di una delle mie alunne di terza. Nella sua semplicità racchiude il senso del mio intendere l’insegnamento. Non un semplice passaggio di nozioni ma cultura, cioè saperi che si trasmettono anche attraverso le emozioni che si è in grado di suscitare. Parole importanti per me anche perché fanno emergere un elemento fondamentale per la riuscita di qualsiasi metodo: il coinvolgimento e il supporto delle famiglie. Non sarebbe stato possibile gran parte di quello che ho fatto in questi tre anni con questa classe se non avessi avuto l’appoggio quasi incondizionato delle mamme (e di qualche papà). Un rapporto di fiducia che si è costruito nel tempo e che ho voluto chiarire fin dall’inizio.
In alcune esperienze passate avevo avuto la spiacevole sensazione che la scuola fosse una guerra continua. Guerra tra colleghi, tra insegnanti e dirigenti, tra alunni e insegnante, tra insegnanti e genitori. Pensavo fosse un’assurdità perché dovremmo avere tutti lo stesso obiettivo, la crescita dei ragazzi… perciò mi sono ripromessa che nel mio piccolo, quando avrei avuto una classe mia, avrei cercato di far comprendere proprio questo, cioè che insieme, come comunità educante, si lavora per la riuscita di un obiettivo comune. Non è stato sempre facile e ci sono state alcune resistenze (ma poco dalle famiglie in verità…). Però ce l’abbiamo fatta e confesso che l’altra sera durante la classica pizza con la mia terza, organizzata perché io potessi esserci tra una chemio e l’altra, quello che mi ha commosso di più – oltre a rivedere i miei ragazzi dopo tre mesi e ritrovarli cresciuti – è stato l’affetto sincero delle mamme che sono venute a salutarmi e a informarsi sulla mia salute. Non sono riuscita a dire niente quella sera, per la troppa emozione e per la mancanza di forze. Riparo con questo piccolo e dicreto post che è il mio grazie per chi ha capito e condiviso la mia idea di scuola in questi tre anni belli e faticosi.

3 Commenti

  1. Laura Assisi

    18 giugno 2017 at 16:38

    Le dico grazie per aver fatto crescere mio figlio. Laura Assisi

  2. Sibilla Andrea

    18 giugno 2017 at 17:46

    Ciao prof. sono Andrea.
    Ho letto questo pensiero, e mi ha fatto ricordare tutti i momenti (belli e brutti) che abbiamo passato con lei, dal primo giorno di scuola (lei diceva benvenuta/o a bordo) fino al nostro ultimo giorno insieme. Forse un grazie è troppo poco per tutto quello che ha fatto per noi, spero di rincontrarla nel futuro per mostrarle i risultati che ho raggiunto grazie ai suoi insegnamenti e consigli. E spero che sarà orgogliosa di me…. Si ricordi che sarà sempre la mia prof. Sciancalepore e che penserò a lei sempre come un punto di riferimento.
    Buona poesia a lei…

  3. Maddalena Fiore

    18 giugno 2017 at 17:49

    Da amica e collega ti dico che sei un’insegnante con la “i” maiuscola, perché riesci a creare ciò che tutti noi docenti dovremmo riuscire a creare con i nostri ragazzi, una relazione empatica. E un dono che tu possiedi, mia cara, e puoi esserne fiera.

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